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mercoledì 13 luglio 2011

"Ad un paradiso di pochi preferisco un inferno di tutti ( parafrasando Vivekananda)"

(foto dall' Espresso di questa settimana)
Non passa un giorno che la parola yoga non compaia in qualche rivista, citata in qualche quotidiano, pronunciata, magari anche male, da qualche famoso artista o presa addirittura ad esempio dall'ultimo medico di "larghe vedute".Senza prendere in considerazione l'Inghilterra o gli Stati uniti, solo in Italia è una delle poche discipline a contare almeno due periodici specialistici ad uscita regolare nelle edicole.
E che dire del fatto che non c'è piu'un Hotel o Centro vacanze che non reclamizzi al suo interno un momento di relax innegabilmente legato allo yoga o alla tradizione orientale?
Dall'altra parte invece, molti che si professano "veri" spiritualisti e depositari della tradizione condannano tutta questa "attenzione mediatica", la relegano all'invevitabile conseguenza di questa ERA NERA, tutta legata all'esteriorità e al culto dell'immagine/personalità.Essi in fondo sentono che il passaggio dall'essere interessati al divenire interessanti
comporta una perdita qualitativa e d'essenza non indifferente. Credono così di trovare nel piatto un consomme' o una vellutata di asparagi magari condita con dell'olio di fegato di merluzzo.
Quante volte ho sentito esclamare da questo o quell'altro Maestro/a: "Lo yoga non è intrecciarsi le gambe dietro la testa!".
Entrambe le posizioni, a mio avviso sono valide,ma io ho il vizio di rifarmi sempre all' esperienza e in questi casi ritorno improvvisamente a quando da ragazzino, nella provincia maceratese, osavo professarmi vegetariano, non solo, ma anche yogico: quindi, inaudito. Del tutto inconcepibile, persino un hippies era normale a quel punto, in quel periodo storico. Ero quasi tagliato fuori da ogni esperienza sociale.
Ecco, amo definirlo: " il mio deserto."
Davvero era impossibile, soprattutto convivere con chi ancora era dentro una vita "normale".
C'è comunque da considerare che questa cultura dello yoga, così aliena ai piu', già serpeggiava da molto tempo
in ambienti decisamente piu' aperti alle novita'...se guardo nella mia biblioteca trovo tra i tanti su questo argomento ma piu' gialli esternamente ( il vero colore, non la categoria) trovo: "La respirazione e la Salute " di Ramaciaraca, pubblicato per la prima volta nel 1913, o dello stesso autore: " La cura dell'acqua" ( intendendo tutte quelle pratiche di purificazione come gli shatkarman ) o" Igiene personale Yoga" di shri Yogenda, datato 1940.
Così non posso che acclamare l'attuale ottica dello yoga nel mondo e del suo diramarsi incontrollato e spasmodico, se non altro per non sentirsi completamente soli...è vero forse tra dieci anni troveremo delle sedute con asana,pranayama e magari una sfilata di abiti new age finale o una riunione sindacale i cui membri si salutano con un normalissimo "namastè"...ma che importa, viva la diversità e viva lo Spirito che ne è il rappresentante per antonomasia in questa "valle di lacrime."
Max gesualdi






















pubblicato in Italia 1913











































































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